Torna a Bologna il Fondo Villani, mezzo milione di immagini del nostro Paese dal 1914 al 1980
Il Fondo Villani torna a Bologna. Mezzo milione di immagini, frutto del lavoro di Achille e Vittorio Villani, capaci di raccontare la società, l’arte, la moda, l’industria, l’economia del nostro Paese e, in particolare, di Bologna, dove lo studio è stato attivo dal 1914 al 1980.
La Regione Emilia-Romagna attraverso il bando Digitalizzazione del patrimonio culturale e le Agende trasformative urbane per lo sviluppo sostenibile (Atuss), ha finanziato lavori e strumenti tecnici con risorse europee del Programma regionale Fesr 2021-2027, per un ammontare di 1,8 milioni di euro.
Dopo quasi 40 anni dall’acquisizione da parte della ditta Fratelli Alinari e dal suo trasferimento in Toscana, il Fondo ritorna sotto le Due Torri grazie all’accordo tra la Fondazione Alinari per la Fotografia e la Fondazione Cineteca di Bologna, sostenute nell’operazione dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Regione Toscana.
Il Fondo Villani, che verrà studiato, catalogato, digitalizzato e valorizzato in seno all’Archivio Fotografico della Cineteca di Bologna, troverà casa nei rinnovati spazi del Centro Renato Zangheri per la conservazione e il restauro del cinema e della fotografia (già Parcheggio Giuriolo), nuovo polo culturale che raccoglierà, in un’unica sede, l’Archivio Fotografico e l’Archivio Film della Cineteca di Bologna e il laboratorio di restauro cinematografico L’immagine ritrovata.
“Continua l’impegno della Regione Emilia-Romagna per la salvaguardia e valorizzazione di alcuni archivi fotografici del territorio- ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori-. Dopo la recente acquisizione del fondo fotografico Giovanni Zaffagnini dedicato alla Romagna, e del fondo fotografico Romano Rosati, che documenta la Parma del secondo dopoguerra, con la digitalizzazione del fondo Villani, sostenuta attraverso il bando digital humanities promosso dalla Regione, si avvia quel percorso di valorizzazione culturale di un patrimonio fotografico che attraversa il Novecento ed è parte integrante della storia di Bologna”.
Il progetto del nuovo Centro Renato Zangheri rappresenta un importante intervento di rigenerazione del contesto urbano attraverso aree verdi, un punto di ristorazione, aule didattiche per le scuole e una sala per le proiezioni cinematografiche. È questa la visione della quale il Fondo Villani rappresenta la prima pietra: un lavoro, quello sul Fondo, la cui durata è stimata di 10 anni, suddiviso in 5 lotti.
I lavori per il recupero di quello che era il Parcheggio Giuriolo, costruito per i Campionati mondiali di calcio nel 1990, hanno già visto il completamento del piano terra, dove si trasferiranno le importanti collezioni filmiche e fotografiche della Cineteca di Bologna. Un nuovo polo, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, il cui piano terra si completerà nel 2024. Al piano superiore troverà spazio il laboratorio L’Immagine Ritrovata, che qui potrà avvalersi di spazi e tecnologie per proseguire il suo percorso di crescita ed innovazione, già riconosciuto a livello internazionale.
La storia del Fondo Villani
Un progetto di grande respiro per restituire al Fondo Villani l’importanza che merita. Lo studio di Achille e Vittorio Villani – attivo a Bologna dal 1914 al 1980 – fu acquisito nel 1988 dalla Fratelli Alinari Idea Spa, dal fallimento della Achille Villani e Figli Srl.
In seguito all’acquisto, la Fratelli Alinari, nel rispetto della richiesta da parte della Soprintendenza di lasciare il Fondo nella sua città di origine, mantenne a Bologna l’intero Archivio, per poi trasferirlo a Firenze nel 2001 presso la sede storica di Largo Alinari.
Successivamente, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana dichiarò di interesse storico importante tutto il patrimonio Alinari, compreso quindi il Fondo Villani, divenendo nel 2019 di proprietà della Regione Toscana.
A oggi, sono catalogate e digitalizzate 8mila fotografie. In questo prossimo biennio, si conta di digitalizzare 60mila negativi su pellicola e 30mila gelatine bromuro d’argento su lastra di vetro e di catalogare, da queste digitalizzazioni, 5mila immagini.