Sono solo canzonette. Edoardo Bennato si racconta

Il documentario finanziato con i Fondi europei della Regione su Rai 1 il 19 febbraio

Stadio San Siro, 19 luglio 1980. Non era mai successo prima nella storia della musica che un artista si esibisse in 15 stadi di seguito nel giro di un mese.
Gianni Minà insegue Edoardo Bennato lungo il tragitto verso il palco di San Siro nella data conclusiva di questo tour da record .
Hai paura?”, domanda il giornalista tra i più amati, cronista di vita. “Ho paura che non si divertano e che io non mi diverta”, risponde l'artista, tra i più grandi cantautori di sempre, ribelle e anticonformista, tra i primi a fare del rock in Italia.
Scena successiva. Riflettori accesi, stadio gremito, Bennato imbraccia la chitarra ed emozionato si avvicina al microfono: “Voi mi vedete su un palco, con l’adesione di tanta gente attorno, tra gli applausi, e pensate che io sia sempre io, in ogni circostanza sicuro di me. Invece vi assicuro, ve lo confesso, ho un sacco di paure, perplessità, di dubbi, né più né meno. Questa è una canzone di speranza”.
E parte L’isola che non c’è.

Inizia con queste immagini il grande racconto della carriera di Edoardo Bennato nel documentario Sono solo canzonette, finanziato da risorse del Pr Fesr 2021-2027, con il bando Sostegno alla produzione di opere cinematografiche e audiovisive, attraverso Emilia-Romagna Film Commission, che andrà onda il 19 febbraio su Rai1, in prima serata.

A raccontare l’artista ribelle, pirata del rock made in Bagnoli, punto di riferimento dell’anticonformismo musicale e ideologico, il primo a portare il rock e il blues nel cantautorato italiano, è il bolognese Stefano Salvati, il più importante regista italiano di videoclip e commercial di sempre, già collaboratore dei principali big della musica italiana e internazionale e da anni co-realizzatore di Imaginaction, il festival mondiale del videoclip.

Per la prima volta al mondo – nel lungometraggio che ripercorre le tappe salienti di una vita e una storia controcorrente – è stata utilizzata l’intelligenza artificiale per ricostruzioni legate al passato in assenza di documentazione visiva. I primi passi nella musica da piccolissimo con il Trio Bennato – formato insieme ai fratelli Giorgio ed Eugenio grazie alla madre Adele che li ha fatti studiare e appassionare; il soggiorno a Londra, dove ha iniziato a esibirsi come one-man-band, suonando contemporaneamente, chitarra, kazoo e batteria a pedale; un’esperienza che gli ha permesso di sviluppare uno stile musicale unico, influenzato dai grandi del blues e del rock ma contaminato da accenti della musica mediterranea. E poi gli incontri, la testardaggine, i trasferimenti a Roma, successivamente a Milano, i primi passaggi in televisione con Lucio Battisti, la lunga gavetta in attesa dell’exploit: una vita schizofrenica, fuori controllo, a tratti fuori rotta per trovare la rotta giusta, quella che ha portato Edoardo a essere amato da un pubblico sempre più vasto, anno dopo anno, fino ai giorni nostri.

Sono solo canzonette raccoglie inoltre voci e testimonianze di artisti, giornalisti e amici che hanno trovato in lui un punto di riferimento, artistico e ideologico, che riconoscono il valore e il talento di voce e musica fuori dal coro: come, in ordine di apparizione, Jovanotti, Paolo Conte, il fratello Eugenio, Carlo Conti, Mogol, Ligabue, Marco Giallini, Max Pezzali, Neri Marcorè, Leonardo Pieraccioni, Clementino, Dori Ghezzi, Alex Britti, Leo Gassmann; a questi si uniscono gli interventi di Carlo Massarini, Giancarlo Leone, Paolo Giordano e Stefano Mannucci, dando così vita a un racconto corale. Le interviste hanno contribuito a ricostruire non solo la storia dell’artista ma anche gli aspetti culturali degli anni ‘70, ’80 e ‘90, attraverso i suoi testi graffianti, canzonatori, ironici e beffeggianti, la sua musica così rivoluzionaria, attuale sotto qualsiasi punto di vista e interpretazione.

Determinante nel progetto è il controllo sul testo narrativo; il dato innovativo si è tradotto nella dimensione di un documentario – nello stile tipico dei commercial anglosassoni e asiatici – in cui le interviste non hanno rappresentato la partenza e il fine ultimo del progetto, bensì il punto di partenza e di dipanamento di una vita umana e artistica votata alla ricerca continua sia nei testi, sia nella musica, intervallati a immagini, videoclip, video di backstage, materiale di archivio delle Teche Rai, foto private e di grandi concerti, molte delle quali inedite di proprietà di Bennato.

Il film, presentato da Rai Documentari e Daimon Film, è prodotto da Raffaella Tommasi per Daimon Film, e nel territorio è stato realizzato tra Ravenna, Bologna e Rimini.

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ultima modifica 2025-02-14T19:13:01+01:00
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